Nel difficile contesto del dopoguerra, caratterizzato dalla perdita di peso politico del Partito liberale e dai dissidi interni al Partito socialista diviso in tre linee di pensiero e di azione, l’ex – socialista Benito Mussolini fondò, il 23 marzo 1919, un nuovo movimento, noto come i Fasci di combattimento. Il programma di questo movimento, definito programma di San Sepolcro, prevedeva l’instaurazione della repubblica ampiamente autonoma rispetto al potere regionale e comunale, il suffragio universale femminile, l’istituzione del referendum popolare, l’eliminazione della polizia politica, dei titoli nobiliari. Inoltre, prevedeva il pagamento dei debiti dello Stato da parte di classi più facoltose, la lotta alle speculazioni in Borsa, la riduzione della giornata lavorativa ad otto ore. A novembre 1921, durante il terzo congresso nazionale fascista di Roma, fu fondato il Partito nazionale fascista che annovera tra le sue fila il ceto medio, la piccola borghesia, e, poi, anche gli esponenti della classe politica liberale, gli organi periferici dello Stato e l’esercito. Tra il 28 e il 30 ottobre 1922, Mussolini, dopo l’invito del re Vittorio Emanuele III, si recò a Roma per formare un nuovo governo che originariamente assunse i caratteri di un regime conservatore e chiaramente schierato con la grande borghesia, successivamente totalitario, in quanto impegnato in un’ingente opera di fascistizzazione, cioè di obbligo di consensi nel popolo, attraverso i mezzi di comunicazione di massa, il dopolavoro.
- Temi e Saggi